LA MUSICOTERAPIA

di

Davide Amaduzzi
 
 
 
 

Criteri metodologici e riflessioni di lavoro




Il termine musicoterapia deriva da due antiche parole greche  e letteralmente significa "mettersi al servizio, essere a disposizione, curare con la musica".

Il percorso educativo-terapeutico da me realizzato utilizzando la musica (e quindi il suono come strumento di relazione) tiene costantemente conto dei bisogni di quel bambino in quel momento e della sua evoluzione: è proprio attraverso il combaciamento e i feed-back provenienti dal bambino stesso (matching) che il terapeuta sceglie (leading) il percorso più adatto (cioè più consono alle necessità del bambino) e lo accompagna (pacing) in questa avventura. La chiamo avventura, non a caso: infatti, utilizzando la musica sia con bambini con problemi di crescita sia con bambini "normali", sono rimasto sorpreso dei risultati raggiunti, proprio da chi "non poteva" (secondo una certa mentalità purtroppo ancora oggi diffusa nel mondo medico) non dico guarire, ma nemmeno migliorare la propria condizione di vita.

La funzione fondamentale di un terapeuta è quindi, oltre a saper fare matching, cioè combaciare con la mappa del mondo dell'altro, e a saper fare pacing , cioè "andare al passo" (accompagnarlo temporaneamente a fianco passo passo nel suo arduo e avventuroso cammino), quella del leading , cioè proprio quella di saper guidare i passi in avanti fatti dal paziente (accompagnato appunto in questo cammino dal terapeuta stesso) verso la soluzione del problema di crescita che lo affligge, scegliendo il percorso più adatto al raggiungimento dell'obiettivo del paziente stesso.

I criteri metodologici da me utilizzati si basano sulla relazione , instaurata attraverso il rapporto uomo-suono proposto al bambino e alla sua classe in forma di gioco. Il gioco è la modalità con cui il bambino si rapporta e conosce il mondo che lo circonda. Facendo musicoterapia, a mio avviso, è importante che ogni attività, ogni gioco sonoro sia inventato "su misura" per quel bambino, in quel determinato momento, in base alle sue esigenze che sono da scoprirsi proprio attraverso il medesimo gioco relazionale in corso.

Bisogna partire dalle basi della fisica acustica per capire la forza del suono.
Nel dizionario internazionale di elettroacustica è scritto che il suono è:

a) sensazione uditiva determinata da vibrazioni acustiche;

b) vibrazioni acustiche che determinano sensazione uditiva.

Questo significa che il suono è relazione .

Il suono è formato da onde sonore che sono sfere concentriche, onde di pressione, di energia che, dilatandosi ed espandendosi nello spazio (pur non spostando materia ed essendo perciò invisibili), coinvolgono tutto ciò che incontrano, generando risonanza : se invece vengono respinte dal corpo che investono, generano riflessione , o, se deviate, rifrazione .

Quindi, dal momento che il suono è movimento nello spazio-tempo, ed, a sua volta, è spinta al movimento per i corpi che coinvolge (non è infatti possibile sottrarsi alla risonanza corporea), si può dire che il suono è:
relazione spazio-temporale , nel continuo rapporto silenzio-suono-silenzio.
La relazione uomo-suono porta alla relazione uomo-mondo.

Durante il lavoro svolto nelle classi con questi bambini con problemi di crescita, mi sono reso conto che queste nozioni di fisica acustica sono troppo spesso sconosciute, mentre ritengo che siano fondamentali per capire il perché di tanta difficoltà d'ascolto, e per capire quanto la musica sia potente nel coinvolgere l'altro, senza chiedergli direttamente delle prestazioni, ma mettendolo nello stato d'animo necessario perché sia proprio lui a muoversi nella direzione giusta per uscire dal suo problema.

Non basta infatti che il maestro dica al bambino "Stai attento!". Questa è una frase, un richiamo comune tra gli educatori in genere, siano essi genitori o insegnanti. Cosa significa esattamente "stare attento"? Significa "volgere l'animo a qualcosa", qualcosa che interessa, che piace, che è importante.

Io non mio arrabbio con un bambino che non sta attento, che è disordinato, che non capisce una spiegazione, perché se un bambino non sta attento c'è sempre un motivo profondo: significa che è successo qualcosa di drammatico dentro di lui; significa che sta male! Un dolore, una sofferenza forte, possono rompere l'equilibrio psicofisico di un bambino (e anche di un adulto), il quale, a seconda delle cause, reagisce più o meno violentemente contro il mondo esterno che gli fa del male e che perciò non merita la sua attenzione: l'autismo è l'estrema conseguenza di questo rifiuto del mondo che sembra solo essere sinonimo di dolore.

Penso che il buon umore sia la migliore terapia: infatti lavorando di persona con bambini diversi, mi sono reso conto dell'importanza che ha, per il bambino, il saper creare momenti di gioia intensa, di compartecipazione di tutti, nella costante interrelazione e dialogo tra i partecipanti. C'è suspense, attesa, forte tensione e carica emotiva e alla fine c'è lo sfogo nel gioco, nel canto, nel movimento collettivo con la musica.

Parto dalla convinzione maieutica che ogni bambino ha già tutto dentro di sé e che il compito del musicoterapeuta sia quello di saper far scaturire queste energie comunque presenti in modo costruttivo, educativo verso la crescita e la guarigione. Questa mia fiducia nel bambino è totale, qualunque sia la sua gravità. Infatti in ognuno c'è un potenziale che va scoperto e attivato.
Facendo musicoterapia entro in relazione con bambini che sono malati, che soffrono e che si sono chiusi al mondo, perché esso è stato per loro, fino a quel momento, solo fonte di sofferenza, di dolori atroci: basti pensare a bambini di un anno di età che hanno subito, per sopravvivere, anche dieci operazioni al cervello, con tutto ciò che questo comporta, come l'abbandono dei genitori durante il continuo ricovero ospedaliero. Il termine di tutte queste sofferenze, se non vengono presi per tempo, è facilmente la psicosi o l'autismo, la massima espressione di isolamento dal mondo esterno, portatore solo di dolore.

Di fronte a queste drammatiche situazioni non si capisce come certe persone abbiano il coraggio di dire che un bambino autistico è un insufficiente mentale, quando, per non morire, ha reagito con tale forza al dolore: certamente bisogna fargli provare direttamente che nel mondo non ci sono solo momenti di sofferenza, ma anche momenti di gioia, di amore.

Un corpo è vitale quando vibra per risonanza ; un corpo è malato quando non è in grado di vibrare per entrare in risonanza.

Di conseguenza è un corpo incapace di ascoltare, perché per ascoltare un corpo deve poter convibrare con un altro corpo sulla stessa frequenza.

Un corpo rigido, contratto dal dolore difficilmente può entrare in risonanza con un corpo sano, perché sono su due frequenze diverse e di conseguenza non possono convibrare: è quindi necessario che sia il musicoterapeuta a portarsi momentaneamente sulla frequenza/tono corporeo del paziente, rispecchiandolo ad esempio attraverso l'improvvisazione musicale "su misura", perché sia poi il paziente stesso ad inventarsi (dal lat. invenio = "trovare dentro" di sè) progressivamente il proprio equilibrio psicofisico.

Qualunque movimento crea dei suoni e viceversa: sono proprio i suoni del mondo nel quale viviamo che ci spingono a muoverci. Il "normale" infatti, che è predisposto al movimento, si muove perché è stimolato dagli impulsi sonori del mondo circostante. Infatti fin dalla vita prenatale il feto cresce immerso nel liquido amniotico in massima condizione di risonanza, poiché è avvolto e attraversato dalle onde sonore provenienti da varie sorgenti: da se stesso, dal movimento del corpo materno nel quale è contenuto, dal mondo esterno circostante.

P. Righini nel dizionario di elettroacustica scrive: "Risonanza: un corpo atto a vibrare mette in vibrazione un altro corpo atto a vibrare".

Noi sappiamo che il suono è vibrazione e la vibrazione è suono: quindi quando Righini dice che un corpo "mette in vibrazione " un altro corpo significa che lo fa risuonare e che quindi il suono è ricevuto a vari livelli, non soltanto a livello di apparato uditivo vero e proprio, ma anche a livello corporeo (pelle, ecc.). Il corpo della madre produce e riceve dall'esterno delle onde sonore che mettono in vibrazione il feto proprio attraverso la percezione corporea. Bisogna inoltre tenere presente che la condizione del feto è unica e irripetibile, perché per nove mesi (quando tutto va bene) riceve in modo globale le onde sonore che gli giungono per trasmissione liquida e non per trasmissione aerea.

La forza vera della musicoterapia, elaborata secondo questo criterio metodologico della esperienza della risonanza (sia percettiva che corporea) è proprio quella di essere uno strumento potente, capace di creare momenti di armonia e di euritmia profonda tra il terapeuta e il bambino senza toccarlo direttamente, ma semplicemente "toccandolo" con il suono dello strumento utilizzato in quel momento.

Quando utilizzo il pianoforte, il bambino che vi è seduto sopra o è in piedi sul coperchio, si ritrova in condizione di massima risonanza corporea: il suo corpo, a contatto con il coperchio dello strumento, convibra con esso, comincia a risuonare. All'interno di questa relazione positiva, bambino-terapeuta-genitori (o bambino-terapeuta-compagni-maestro/a), il bambino, avvolto dal suono, comincia a muoversi, ad esplorare il mondo e si accorge che è bello, che è divertente, che la vita merita di essere vissuta: si ha in questo modo empatia , nel senso più antico del termine.

Il fine ultimo della musicoterapia è creare, per chi sta male, per chi soffre, momenti di profonda gioia e felicità e quell'armonia che sia stimolo alla comunicazione, a mettersi in ascolto e in relazione con gli altri e quindi a vivere.

A tal fine la musica è uno mezzo straordinariamente potente per mettere in relazione le persone, perché utilizzando i suoni (onde sonore) finisce necessariamente per coinvolgere anche chi non riesce ad ascoltare perché sofferente.

Così il bambino prova che la vita è bella, e vuole viverla profondamente.

Io so bene che il momento della felicità è il più seducente (<seducit : "attrarre a sé") di tutti, per cui, una volta provata, cioè sperimentata questa gioia, questa euritmia profonda, il bambino decide lui di voler vivere e scatena tutte le sue energie a tal fine.

Il compito del musicoterapeuta è quello di entrare in empatia con il bambino entrando nel suo mondo attraverso la relazione uomo-suono secondo le modalità dei bambini, cioè giocando7 con lui: in questa relazione, in questo scambio avviene quel "miracolo" che porta il bambino a desiderare l'ora di musica perché è vitale, perché si sente ascoltato e comincia così ad ascoltare, a parlare, a vivere meglio.

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Ai fini di una reale integrazione scolastica del bambino con deficit nella classe, ritengo importante che l'intervento del musicoterapeuta sia rivolto a valorizzare e ad attivare, attraverso le attività musicoterapeutiche proposte con tutti i compagni di classe, tutte le risorse comunque presenti e disponibili nel bambino con deficit.

Ritengo pertanto molto importante che gli interventi di musicoterapia siano effettuati con il bambino con deficit presente assieme a tutto il suo gruppo-classe, all'insegnante di sostegno e all'insegnante curricolare, per cercare di raggiungere (dopo un attento esame della situazione di partenza e attraverso modalità concordate insieme) le finalità sopra esposte, utilizzando la grande energia che è presente in un gruppo di persone/bambini.
 
 

Metodi



In dettaglio, il discorso riguardante il metodo si svolge su due piani paralleli:

1. sul piano comunicazionale (che si riferisce al modo di procedere che adoperiamo per sviluppare e mantenere una relazione felice con la persona) l'intervento di musicoterapia da me proposto trova il suo quadro di riferimento teorico nella Programmazione NeuroLinguistica (PNL), una disciplina recentissima che è stata indispensabile per la formazione e l'elaborazione di questa concezione di musicoterapia e del modello del Dialogo Sonoro , modello che si presta assai bene a svolgere la funzione di impianto metodologico della musicoterapia. In musicoterapia, il metodo, in un'ottica comunicazionale, può riassumersi nel concetto di matching, pacing, leading .

2. sul piano culturale (che riguarda più strettamente il lavoro con il suono e la musica) il modo di procedere indaga all'interno del suono, inteso come strumento di relazione, e all'interno dell'uomo: pertanto lo si può considerare maieutico nei confronti della musicalità e delle potenzialità autorealizzative (di crescita e miglioramento personale) presenti in ogni uomo. Questo modo di procedere lo si può sintetizzare con i termini di sincresi, analisi, sintesi .
 
 


Tecniche

1. Il ricalco della fisiologia del bambino attraverso il rispecchiamento musicale-tonico-posturale-energetico.

2. L'ascolto empatico.

3. L'improvvisazione musicale, che facilita la creazione di un contesto di gioco condiviso.

4. Il modello del Dialogo Sonoro . Nel dialogo sonoro due o più persone comunicano tra loro attraverso i suoni prodotti con il proprio corpo, con la voce, con oggetti qualsiasi o con strumenti musicali. Comunicano improvvisando, ascoltandosi reciprocamente, reagendo ciascuno ai messaggi dell'altro.

- Ascolto musicale e movimento - Ascolto musicale e disegno - Ascolto musicale e stimolazioni visive - Ascolto musicale e verbalizzazione.

- Musicoterapia e psicomotricità: attività psicomotorie (anche inventate dal bambino) accompagnate da una musica "su misura" per quella determinata situazione relazionale in atto.

- Musicoterapia e disegno: attività di manipolazione ed utilizzo di vari materiali, quali pennarelli, cerette, tempere a dita, Dash, creta, tempere acqua, ecc.

- Tecniche di respirazione, di rilassamento e verbalizzazione con la musica.

- - Attività vocale sia individuale che corale.

- - Accompagnamento strumentale e ritmico sia individuale che in gruppo.
 
 

Strumenti



Gli strumenti necessari allo svolgimento dell'attività di musicoterapia saranno portati dall'operatore e messi gratuitamente a disposizione della classe:

- materiale timbrico-sonoro vario;

- materiale psicomotorio (cerchi di plastica colorati nastri colorati, foulard, teli colorati, corde, palle/palline di spugna, physioball di varie dimensioni);

- strumenti musicali: strumenti idiofoni, a percussione, a corde, a fiato;

- un pianoforte a coda (o verticale) o una tastiera elettronica professionale;

- apparecchiature analogico-digitali audio-video di registrazione e riproduzione (telecamera professionale Hi8 mm; registratore stereo con compact disc, DAT; mixer; microfono; computer Macintosh, ecc.);

- dischi, compact disc, musicassette, videocassette;

- spartiti e testi musicali: filastrocche infantili, canzoni, cartelloni, ecc.;

- basi ritmico-musicali utilizzate con la tastiera ed il computer;

- materiale scolastico vario (pennarelli, carta, tempere a dito, ecc.).
 
 

Documentazione audio/video (A/V)



La documentazione audio-video dell'attività di Educazione al Suono e Musicoterapia sarà svolta e diretta a cura del sottoscritto (così come tutta l'attività di musicoterapia) con le attrezzature del medesimo (videocassette Hi8, telecamera professionale, videoregistratori, computer audio-video per il montaggio ).

Le riprese potranno essere svolte con la collaborazione degli insegnanti presenti.

Il montaggio finale delle riprese, effettuate durante l'attività, sarà svolto a cura del sottoscritto con attrezzatura  digitale di qualità professionale.

Se la Scuola lo richiede, alla fine dell'attività Le sarà rilasciata una videocassetta che ne documenta i momenti salienti.

Il prezzo di tale documentazione audio-video sarà stabilito con la Direzione prima dell'inizio dell'attività.
 
 

Relazione finale



A conclusione dell'attività potrà essere presentata alla Direzione, una relazione scritta a documentazione del lavoro svolto.
 
 

Inviate le Vostre richieste di progetti ed attività di Musicoterapia a:

Prof. Davide Amaduzzi
Musicista-Pianista
Musicoterapeuta
Via Arenacci, 115
47023 - CESENA (FC)
Tel. 0547 334645
Cell. 335 8150953
ITALY

(WebMaster)


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